Perché mi stai pugnalando, figlio?
Quale tremendo rancore
accecante
sta guidando la tua mano
e sta offuscando il tuo
animo?
E tu dunque non rammenti più
che sebbene non fosti mai
frutto germogliato dal mio
seme
io imposi la tua figura al
senato
affinché tu diventassi al
tempo
l’erede mio unico e
prediletto
padrone della Gallia e la
Britannia
fino alle sabbie rette da
Cleopatra.
Io tentavo di emulare col tuo aiuto
le gesta e la magnificenza
del valoroso Alessandro
Magno
per sceglierti alfine come
mio successore
a governare l’intero impero
di Roma
ma tu mi stai uccidendo,
figlio
e più delle gelide ferite al
petto
che la tua lama mi sta
infliggendo
m’addolora il mio sogno
infranto
ed il vederti a capo di
questa congiura
che al divenire della metà
di marzo
sta ponendo fine al mio
futuro.
Forse avrei dovuto ascoltare con umiltà
la profezia dell’aurispice
Spurinna
e non tacciarlo con
arroganza
d’essere soltanto uno stolto
visionario
e forse avrei dovuto
rincuorare d’amore
la paura della mia sposa
Calpurnia
che di te non ebbe mai fede
e nella notte sentì giungere
la mia fine
mentre io, ostinato e
presuntuoso imperatore
ignoravo ciò che gli Dei
avevano stabilito
poiché mi convinsi d’essere
immortale…
…perché mi stai pugnalando,
figlio?
N° 1033 - 4 aprile 2008
Il Custode
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