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giovedì 3 aprile 2014

TU QUOQUE, BRUTO

Perché mi stai pugnalando, figlio?
Quale tremendo rancore accecante
sta guidando la tua mano
e sta offuscando il tuo animo?
E tu dunque non rammenti più
che sebbene non fosti mai
frutto germogliato dal mio seme
io imposi la tua figura al senato
affinché tu diventassi al tempo
l’erede mio unico e prediletto
padrone della Gallia e la Britannia
fino alle sabbie rette da Cleopatra.



Io tentavo di emulare col tuo aiuto
le gesta e la magnificenza
del valoroso Alessandro Magno
per sceglierti alfine come mio successore
a governare l’intero impero di Roma
ma tu mi stai uccidendo, figlio
e più delle gelide ferite al petto
che la tua lama mi sta infliggendo
m’addolora il mio sogno infranto
ed il vederti a capo di questa congiura
che al divenire della metà di marzo
sta ponendo fine al mio futuro.

Forse avrei dovuto ascoltare con umiltà
la profezia dell’aurispice Spurinna
e non tacciarlo con arroganza
d’essere soltanto uno stolto visionario
e forse avrei dovuto rincuorare d’amore
la paura della mia sposa Calpurnia
che di te non ebbe mai fede
e nella notte sentì giungere la mia fine
mentre io, ostinato e presuntuoso imperatore
ignoravo ciò che gli Dei avevano stabilito
poiché mi convinsi d’essere immortale…
…perché mi stai pugnalando, figlio?

  N° 1033 - 4 aprile 2008

                                                Il Custode

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