Questo è il
mio regno
dimora di altissimi abeti
e fiumi che scendono ai laghi
dove vivono i lucci e le trote.
Io osservo dal
promontorio
le marmotte rubare le ghiande
agli imbronciati scoiattoli
io sorveglio dalla collina
le lepri puntate dalle aquile
che fuggono verso le tane.
Ai piedi di
bacche e mirtilli
qui è dove io voglio essere
eppure nell’ultima notte
ho visto fuochi nella radura.
Un tappeto di
lieve foschia
avvolge la foresta all’aurora
ed io, nascosto nell’ombra
intendo guardare i tuoi occhi
e leggere dentro il tuo sguardo
se tu sei creatura malvagia.
I tuoi abiti
sembrano adatti
per confondersi con la natura
io conosco per quale ragione
tu sei belva pronta all’agguato.
Essere
ignobile ed infido
tu stringi tra le tue mani
il fucile che sputerà morte
prima un lampo e dopo un tuono
a troncare l’ennesima vita
questo io non posso permetterlo.
La mia voce
percuote il cielo
tu ambisci ad una preda più grande
però l’orso, benché mio nemico
stavolta sarà mio fedele alleato.
Talmente
stupido ed arrogante
tu ti inoltri verso la tua fine
così borioso con il tuo arsenale
da pensarti addirittura immortale
tu smarrisci dietro i tuoi passi
il tuo presente nonché il tuo futuro.
Ti ho condotto
dove desideravo
dove la luce è soltanto scintilla
ed imponente alle tue spalle
sale il grido di guerra dell’orso.
Tu ti volti
per un breve istante
la tua smorfia è sorpresa e dolore
mentre calano sulla tua gola
artigli a lacerarti le carni
il cuore batte un ultimo attimo
dopo è pasto del tuo carnefice.
Non rimane che
la tua carcassa
ad imbrattare cespugli e campanule
tu eri un presuntuoso animale
ma il destino ha emesso il verdetto.
Vederti così
non mi appaga
non amo vedere ciò che resta di te
ma so che tu non avresti mostrato
la stessa pena e la stessa premura
adesso però il mio regno è salvo
…almeno fino alla prossima volta.
N° 2581 - 22 luglio 2013
Il Custode
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