Invecchia per
me
infine muori se devi
ma lascia che io goda
la mia immensa bellezza
e che non si scalfisca
col passare del tempo.
Uccidi e poi
nutriti
delle anime spente
affinché le mie rughe
siano soltanto incubi
che non potranno intaccare
questa mia giovinezza.
La mia
maledizione
è sensazione sublime
quanto gli sguardi perplessi
di chi mi incrocia per strada
e che non vede sfiorire
il mio volto perfetto.
Tu, nascosto
in soffitta
sarai carne che macera
pelle che si decompone
per il corso degli anni
intanto il mio sorriso
manterrà ogni sua luce.
Io però avrò
cura
della tua cornice intarsiata
della tua fragile tela
dove tu sei riprodotto
dove mi osservi e mi giudichi
con aria di supponenza.
Ma non è per
pietà
né per amore dell’arte
se io farò il possibile
per preservare i colori
posati sul tuo dipinto
dentro i tuoi occhi profondi.
Conosco il tuo
sortilegio
il tuo malvagio destino
ed ho l’intera mia vita
in balìa del tuo ritratto
e so che la mia fine
corrisponde alla tua.
N° 2006 - 12 marzo 2012
Il Custode
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