L’apprendista
filosofo
ha seminato tagliole
dopo, nascosto nell’ombra
delle sue parole artefatte
si è acquattato paziente
in attesa delle sue prede.
Però aveva
negli occhi
scintille di ipocrisia
che tracciavano il buio
senza lasciare scampo
al suo profilo perverso
la sua miserabile mente.
Alchimista
senza passione
il suo giuoco non resse
e gli sguardi ammiccanti
non erano che artifici
che le sue prede creavano
per confondergli l’anima.
Eppure si
pavoneggiava
nel suo harem illusorio
l’apprendista scrittore
che non sapeva il verbo
rinchiuso tra le pareti
della sua solitudine.
E smarrì in
breve tempo
le sue piume e i suoi sogni
vanesio come chi perde
ma non impara comunque
ed elargisce le colpe
al riflesso dentro lo specchio.
Immobile verso
la direzione
di chi osserva il futuro
ma non si volta a guardare
il fallimentare passato
dove i sorrisi ricevuti
non erano che derisione.
N° 2303 - 7 novembre 2012
Il Custode
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