giacché ti cerco da molte lune
da quando il soffio delle tue lacrime
è diventato gelido grecale
tramutando il silenzio in cristallo
infranto dal tuo primo sospiro.
E come polvere
di fata sperduta
il tuo profumo ha scheggiato la notte
e la notte le ha teso le braccia
fino a perdere senno ed equilibrio
sicché è caduta sopra i campi incolti
sollevando detriti di stelle e farfalle.
Imprigionata
dentro un caleidoscopio
la tua immagine riflette sul lago
l’onda si placa dopo ti sfiora il viso
d’una carezza dolcissima e lieve
però il tuo sorriso fatto di sale
si scioglie e scivola verso il fondale.
Io ho
attraversato il passo montano
ed ogni vallo dipinto di neve
oltre i sentieri ed ancora fino alla valle
con il mio muso ho assaggiato il cielo
ma il tuo ricordo è soltanto la eco
d’un cuore che invoca in fondo al dirupo.
N° 2498 - 2 maggio 2013
Il Custode
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