Il cuore mio sanguinante
batteva di speranza
e mi era di grande aiuto
per superare la fatica e
l’odore
stipata tra centinaia di
disperati
sopra un gommone veloce
che accarezzava le onde.
Ed io le potevo scorgere
le coste meravigliose
dell’Italia
e credevo fosse il paradiso
pronto ad accogliermi
per stringermi fra le
braccia
e rendere bella la mia vita
e rendere dolce il mio
futuro.
Ed eccolo qua, il futuro
seminuda sopra un
marciapiede
tra sguardi affamati
di piacere a buon mercato
vessata e picchiata
da colui che muove i miei
fili
di marionetta priva di
dignità.
E la mia anima si gonfia di rabbia
verso chiunque mi sfrutta
fosse per accumulare denaro
o per opportunismo politico
ed io resto nel mezzo
tra la crudeltà del mio
protettore
e l’ipocrisia di tanti buoni
religiosi.
Sperduta in un paese
che a torto o a ragione
non riesce ad accettarmi
e non vuole proprio leggere
le mie lacrime di delusione
perché credevo fosse il
paradiso
ma il paradiso non esiste.
N° 1187 - 4 agosto 2008
Il Custode
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