Erano talmente
vicini
infilzati nel mio sguardo
quei tuoi occhi splendidi
che mi mandavano in estasi
penetranti come lama di spada
che violava la mia anima.
Io percorrevo
il tuo viso
non mi stancavo di farlo
avevo il solo timore
di perderlo e non ritrovarlo
quel viso di candida tela
che tingevo con i miei baci.
Non c’era
nessun’altra ragione
per la quale versare il mio sangue
il tuo volto di austera bellezza
era un medioevale cammeo
di sopraffina arte gotica
come fosse un manoscritto prezioso.
Infine il mio
incubo peggiore
è diventato crudele realtà
i tuoi occhi sono svaniti
lasciandomi cicatrici profonde
io, illuso, ti attendo ancora
intanto dimentico d’essere vivo.
N° 2209 - 23 agosto 2012
Il Custode
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