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domenica 20 aprile 2014

CRIMINE

Nel perdurante silenzio
volavano frammenti di cenere
come fossero lievi falene
che sfioravano le nuvole
e poi ricadevano al suolo
comunque pronte a sussultare
ad ogni sospiro del vento
ad ogni singhiozzo dell’erba.

L’anima era spugna lacerata
imbevuta di lacrime ed aceto
e scendevano gocce alla rinfusa
ognuna per domandare scusa
per un crimine inevitabile
l’amore che colpiva con violenza
dove il cuore si assopiva
e si perdeva tra fragili sogni.

Ma neppure le onde loquaci
ululanti contro la scogliera
sovrastano il suono soave
di lui che pronunziava il suo nome
una conchiglia sulla battigia
che lui portava all’orecchio
per ascoltare la voce di lei
giunta in una notte d’inverno.

E venne il tempo propizio
in cui quelle labbra di gelo
simili a fiocchi di neve scarlatta
presero la forma di un bacio
ed il cielo di colpo divenne terso
per non rovinare l’istante
atteso da secoli ed eoni
da sembrare non dovesse accadere.

Infine il mondo scomparve
in quella scheggia di roccia
dove le mani si trovarono
e gli sguardi divennero carezze
e nel perdurante silenzio
non servì alcuna parola
la melodia di una stella cadente
fece da sfondo al loro destino.

  N° 2068 - 28 aprile 2012

                                                  Il Custode

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