Io non vi
desidero
e neppure vi temo
ma stretto nella camicia
non mi posso difendere
cosicché io vi grido
piango e grido più forte.
Siete soltanto
spettri
schegge nella penombra
dunque io vi aborro
che siate amore o delirio
frammenti senza valore
che scavano nella mia mente.
Ho la mia
stanza
e in essa ogni mia cosa
le parole in sospeso
che accarezzano l’aria
scendono giù con un tonfo
e tornano nelle mie labbra.
Ed ho le mie
unghie
conficcate nel petto
artigli con cui tacitare
questo mio anarchico cuore
che dice insensati battiti
seppure nessuno lo ascolti.
Sicché la luce
si spenge
e voi restate in agguato
ad una spanna dall’anima
che insegue la solitudine
dove potersi nascondere
da ogni ingombrante ricordo.
N° 2591 - 29 luglio 2013
Il Custode
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