Fu così che
precipitò
nei fondali dell’oceano
dove sirene e ippocampi
dividevano screzi e risate
mentre lui colava a picco
sotto il peso dei ricordi.
Ed il suo
cuore birbante
si dimenticò di battere
mentre la sua voce opaca
voleva dire parole nuove
che aveva cucito con cura
sulla punta delle labbra.
Lui non
intendeva ferirla
quando affermò di amarla
ma se chinò il proprio capo
lo fece per scansare le fiamme
che dallo sguardo di lei
si avvicinavano ai suoi occhi.
Allora domandò
perdono
per essere stato uno sciocco
per avere ceduto ad un pensiero
che arrancava dall’anima
ma una volta raggiunta la luce
si sentiva in forte disagio.
Fu così che
perse la ragione
nel silenzio dei sogni
tra sirene e ippocampi
fermi a piangere lacrime
che mescolate all’oceano
salirono ad annegare le stelle.
N° 1908 - 3 gennaio 2012
Il Custode
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