Scivolo verso
la voragine
e seppure tendo le mie mani
non ho appigli da afferrare
così, lentamente muoio
e divento uno dei tanti
in fondo al baratro profondo
tra gli echi dei lamenti
nella discarica di anime.
Non ho avuto
altra scelta
mentre tu attendevi là
sull’orlo del precipizio
a pensare la tua decisione
a soppesare ogni tua ferita
ogni goccia di sangue perduta
nel silenzio talmente assordante
da prevaricare la mia voce.
Ma lascio
aperto alle mie spalle
un tenue spiraglio di notte
che, qualora io dovessi tornare
avrei una ragione per restare
ed intanto ancora affondo
in ogni lacrima che piangi
la vacuità di un’implorazione
ha reso cieco il mio cuore.
Odore di
marcio e putrefazione
dove il dolore è insostenibile
che se mi restasse un solo ricordo
ricorderei soltanto il tuo viso
in questa dimora maleodorante
che forse era il pegno da pagare
vedere l’anima mia tra i rifiuti
e il tuo sorriso scintillare nel cielo.
N° 1898 - 12 dicembre 2011
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento