Tra le colline
dell’Andalusia
il verde che tinge la vallata
lacrime affidate al vento
ricordi che gelano la primavera
io lo rivivo il mio ultimo viaggio
sopra la tolda di quel veliero
fino alle coste di vergini terre
dove l’oceano pareva finire.
Sotto la
coltre di timide onde
coralli lucenti si intrecciavano
e sulla battigia dipinta di ocra
granchi e conchiglie si riposavano
ci vennero incontro donne bellissime
capelli di pece e pelle di ambra
il loro destino era già scritto
nessuno di noi lo poteva mutare.
Nella foresta
dalle ampie foglie
capanne di paglia e fragile bambù
e dove il monte posava i suoi passi
sorgeva la piramide di intensa bellezza
geometrie create da sapienti architetti
labirinti intricati nelle sue viscere
mentre la vetta sfiorava il cielo
per accarezzare il volto di Dio.
E noi fummo
accolti con onore
festeggiati come si fa con gli Dei
ma quando il sole svanì all’orizzonte
i nostri archibugi ebbero a crepitare
io rivedo lo sguardo di ogni bambino
che ho trafitto con la mia spada
ognuno sorpreso nel lasciare la vita
e spaventato ad affrontare l’ignoto.
Quanto sangue,
quante grida strazianti
ancora sento ogni singola supplica
abbiamo rubato oro e pietre preziose
i preti benedicevano l’orrenda mattanza
ma tra le colline dell’Andalusia
io mi accingo al mio prossimo viaggio
e so che l’inferno sarà la mia meta
poiché è tutto ciò che io ho meritato.
N° 1667 - 12 novembre 2009
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento