Io ti supplico, Cristo dei giudei
di non credermi responsabile
della tua sofferenza immane
e la tua morte atroce
sopra la croce, sul Golgota
con i chiodi che premevano
e si insinuavano prepotenti
a forare le tue carni.
Io l’avevo vista, nei tuoi occhi
la luce di scintillante
bontà
e saggezza profonda e giusta
che mi turbava l’animo
poiché tu fosti, forse, un
visionario
ma non rammento, ordunque
di crimini immondi e
tremendi
da giustificare la tua
condanna.
Ma l’intero popolo di Palestina
era coalizzato contro di te
persino quando tentai di
salvarti
ponendo quale scelta ultima
di giustiziare Barabba in
tua vece
ladro immune dal pentimento
che la gente risparmiò
per sacrificarti al proprio
odio.
Ora mi dicono che sei risorto
per avvalorare la tua
divinità
allora, se il tuo Dio
esistesse
e tu ne fossi davvero il
figlio,
io ti domando umilmente
perdono
per la mia cecità e codardia
che non misi in gioco la mia
vita
pur di provare a preservare
la tua.
N° 1244 - 21 settembre 2008
Il Custode
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