Freddo intenso
che scende impietoso
a pugnalarmi l’anima
e le mie parole
gelano già nella gola
dolore che scivola
oltre le mie labbra
e si frantuma sulla neve
in frammenti di disperazione.
Lontano dalla
Siberia
nella Piazza Rossa festante
si agitano le bandiere
intrise del mio sangue
poiché i carnefici
della dittatura proletaria
i mostri del bolscevismo
hanno carpito il mio futuro
e distrutto la mia vita.
Eppure, io
non ho rubato mai
non ho mai ucciso
per quale crimine, dunque
adesso concludo i miei giorni
nel ghiaccio di questo gulag
tra corpi che cadono
come marionette inermi
dai fili tagliati?
E sto morendo
di inedia e tristezza
al cospetto di un mondo
distratto
che proprio non sa
o semplicemente non vuole
curare le ferite sovietiche
e fermare la mortale macchina
del genocidio comunista.
N° 1600 - 22 agosto 2009
Il Custode
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