Mi sono
sfuggite di mano
le parole che tu mi dicevi
vendute a buon mercato
ad uno spiffero di vento
ed ho chiuso le finestre
per cercare di fermarle
ma tra queste stanze vuote
ne è rimasto soltanto la eco.
Ascolto il
ghigno oltre i vetri
dei platani del parco
i loro rami sono artigli
che afferrano la mia anima
non ha più alcuna importanza
posso cedere anche il cuore
ma se guardo dentro il mio petto
vedo soltanto un buco nero.
I rintocchi
contro il portone
non sono che tonfi sommessi
ho riempito bottiglie di lacrime
da stiparne l’intera cantina
ed oscilla la luna tra i monti
come il pendolo sulla parete
e le stelle si spazientiscono
e suicide affrontano il mare.
Come fossi una
falena
inseguo la luce del tuo viso
e mi perdo dentro il crepuscolo
la mia bussola non sa guidarmi
tentato come Eva nell’eden
di gridare il tuo amore distante
io sarei solamente uno sciocco
se volessi spezzare il silenzio.
N° 1951 - 1 febbraio 2012
Il Custode
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