Sopra la schiena bollente
e rivestita di chiodi
di un gufo viola e nero
che sfugge impaurito
la purezza delle tenebre
ecco che tu arrivi a me
mistica e talmente bella
con il tuo fardello
di amore e speranza vana
e mi sorridi un sorriso
che è così affascinante
da illuminare il cielo
e mandare in confusione
la luna e le stelle
che non riconoscono più
i rintocchi del tempo.
E l’uragano si scansa
davanti al tuo passaggio
ed è adesso che io so
che non esiste nulla
dalla terra dei vivi
fino al regno dei defunti
in grado di fermare i tuoi
passi
e mi sento irritato
nel momento in cui scopro
che il mio silenzio ambiguo
è inutile e tagliente
Perché tu sai entrare in me
a leggermi la mente
e la tua delusione è immensa
poiché ti aspettavi di più
di ciò che io posso dare.
Adesso io ti chiedo perdono
e ti racconto senza mentire
la tua bellezza fulminante
che mi sta flagellando
la nera perfezione
dei tuoi occhi feriti
che io non so guardare
ma questo non ti basta
e la tua rabbia esplode
fino ad alzare onde violente
dall’oceano pigro ed
assonnato
che voleva soltanto riposare
e le onde travolgono i monti
sommergono alberi e
scoiattoli
ma il tuo amore tradito
ha in serbo altro per me.
Ti ho inflitto un tale dolore
che tu non puoi mitigare
e sei oltremodo accecata
quando allunghi i tuoi
artigli
verso il mio petto nudo
e lo apri con facilità
ma nel vuoto che ci trovi
tu comprendi le mie ragioni
allora plachi la tua ira
e mi osservi sbalordita
poi mi baci sulla fronte
con dolcezza e compassione
prima di dedicarmi una
lacrima
ed allontanarti nella notte
perché tu cercavi il mio
cuore
e non lo hai trovato mai.
N° 1361 - 26 novembre 2008
Il Custode
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