Ti offro dei
fiori
fiori di camposanto
rubati ad una lapide
che meditava il suicidio.
Ti conduco il
mio amore
non ho altra ricchezza
poiché l’ho già impegnata
per comprare il tuo sorriso.
E dipingo il
tuo sguardo
come fosse un graffito
sulle pareti dell’anima
l’atrio delle mie pupille.
La teoria
della notte
che ti avvolge i capelli
si ferma sopra il tuo viso
dai contorni di bianca luna.
Io ti insegno
il dolore
chiuso nelle mie tasche
poi diventato marciume
stagnante sotto le unghie.
E piango delle
tue labbra
d’ogni bacio accennato
marchio di gelido fuoco
sulle mie tremule gote.
L’amnistia
della vita
non chiedevo null’altro
al tuo folle egoismo
la tua curiosità della morte.
Ti offro dei
fiori
fiori di camposanto
appesi a quella lapide
che reca scritto il tuo nome.
N° 2028 - 25 marzo 2012
Il Custode
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