Ascolto
la pioggia che cade
e poi graffia i vetri
stride come un lamento
e semina gelide gocce
lacrime dal cielo
si posano sul davanzale.
Io non so
perché pianga
e per quale ragione
sia tanto imbronciato
eppure è plumbeo e opaco
simile al mio sguardo
fustigato dal vento forte
travolto dal dolore.
Dopo memorizzo
ogni parola di odio
che tu disegni e tratteggi
sul filo delle labbra
le scegli con attenzione
perché facciano male
lascino un segno indelebile.
Io le raccolgo
dal suolo
poi le avvolgo con cura
dentro la mia pochette
nella tasca della giacca
molto vicine al mio cuore
affinché io sappia sempre
perché si sta fermando.
Ascolto
l’addio a cui sono giunto
quello che ti ho dedicato
dopo chiudo gli occhi
e trattengo il mio respiro
mordo la mia immensa rabbia
ed in silenzio io muoio…
N° 2073 - 3 maggio 2012
Il Custode
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