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giovedì 3 aprile 2014

CON INDOSSO LA PRIMAVERA

Tu arrivasti sul dorso
di una stella cadente
con indosso la primavera
ed il sole dentro l’anima
che benché fosse notte
sembrava splendere intenso.

E la luna, zitella gelosa
imprecava screzi e parole
affinché io restassi in disparte
da quei tuoi occhi profondi
veri e neri quanto la morte
che quando giunge non mente.

Io dimenticai ogni giorno
percorso prima di averti
ed affidai i miei pensieri
ad un falco che aveva fretta
e non ebbi il tempo di dirgli
l’amore che io rammendavo.

Dopo arrivò la tempesta
con le sue brutte novelle
di colpo tu rammentasti
di essere sola e morente
come i fiori sul tuo vestito
che perdevano petali e foglie.

Allora ti copristi di tenebre
per poterti meglio confondere
dentro il buio che brillava
lontano da ogni sguardo
però scordasti di nascondere
la eco del tuo profumo.

In balìa del nero più oscuro
credevi ti avrei dimenticata
sebbene io ti osservassi
e ti vedevo bellissima
con il tuo sorriso triste
arenato sopra gli scogli.

E l’oceano prese a sferzare
il tuo viso e le tue pupille
si nutriva delle tue lacrime
si compiaceva della tua bellezza
ed io ne ero irritato e dolente
così maledivo ogni stupida onda.

L’opaco sfondo della pianura
tratteggiava con le tue labbra
ed ogni bacio aveva il sapore
dell’oblio dentro il crepuscolo
eppure io li adoravo ognuno
ed adulavo il tuo perfetto profilo.

Ma tu oscillavi come i folli
come polvere dentro una clessidra
un colpo di vento ti fece cadere
la mano impietosa poi ti raccolse
ti trascinò distante dai sogni
al di là della tua voglia di vivere.

Adesso io, sul ciglio del fiume
siedo ed attendo pazientemente
che passi il cadavere del mio nemico
ed il nemico è la tua disperazione
che sanguina dentro il mio sangue
e mi gela come eterno inverno.

  N° 2023 - 22 marzo 2012

                                                    Il Custode

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