Dove la
foresta è umida
e gli insetti così numerosi
che il sole non filtra
e le tenebre perenni
ed i funghi velenosi
si fanno strada
in mezzo agli alberi
attorno ai cespugli
lei resta ancora là
presenza evanescente
anima vagante e sola
disperata e sommessa.
Ma la sua
bellezza
è talmente vasta
che la sua aura lucente
crea un muro fragile
di nebbia scintillante
che illumina la collina
e confonde gli scoiattoli
mentre osservano i fiori
nascere al suo passaggio
nel punto dove prima
agonizzavano foglie ingiallite
tra sterpi scricchiolanti.
Però il suo
dolore
è talmente profondo
che persino i pipistrelli
solitamente insensibili
provano una pena immensa
e con timore reverenziale
evitano il fitto del bosco
sebbene rifugio ideale
nel quale dormire e sognare
sangue dolce da assaporare
falene e farfalle
con le quali banchettare.
Lei rimane
sempre là
presenza nomade
ologramma di un’esistenza
svanita nel nulla infinito
anima distratta e rassegnata
che ha smarrito la sua ombra
per seguire il ricordo
di un amore grande
ereditato dalle cicale
coltivato dai gatti selvatici
dove il sole non filtra
e la sua vita non germoglia.
N° 1459 - 12 marzo 2009
Il Custode
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