Vorrei il
cielo fra le dita
e le stelle in fila indiana
in questa notte tanto calda
lucciole e grilli sulle mie ali
e leggera fragranza di menta
perduta sopra i miei capelli.
Sdraiata
sull’erba umida
questo è ciò che pensò Clarissa
mentre le gocce di brina
percorrevano la sua pelle
e brividi gelidi quanto l’inverno
rendevano opache le sue labbra.
Le sue pupille
di ametista
sembrava chiamassero la luna
e la baciavano, la adulavano
e la luna si intimidiva
abbassava lo sguardo ai monti
e sorrideva un sorriso amaro.
Poi soffiava
un vento leggero
sopra papaveri e tulipani
giusto quel poco che bastava
per recarli fino alle sue mani
come fanno gli innamorati
con un inchino riverente.
Oltre i
cespugli di bacche e more
spiavano silenti gli scoiattoli
mentre le civette con maestria
intrecciavano ghirlande di rose
bianche quanto quel viso di bimba
rosse come il suo sangue al suolo.
E con la gonna
sollevata
poiché l’orco si era saziato
lei respirava l’ultimo respiro
e sospirava frasi alla sua vita
ma la sua vita aveva premura
di inseguire pensieri e dolore.
Vorrei potere
tornare a casa
stringere al cuore i miei genitori
e non morire sopra questo prato
questo è ciò che pensò Clarissa
mentre contava ogni suo ricordo
infine, esausta, chiuse i suoi occhi.
N° 2108 - 2 giugno 2012
Il Custode
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