Non ho che un
amore
deturpato dai secoli
che ho millantato, poi pianto
quando mi ha riconosciuto
e mi ha insegnato un sorriso
portato via dalle onde.
Adesso stringo
nel pugno
l’origami del mio cuore
se continuasse a gridare
risveglierebbe il mio istinto
lo stesso che mi ha distrutto
quello che mi ha sublimato.
Come un leone,
io attendo
tra le spighe della savana
però la preda prescelta
ha occhi oramai moribondi
la mia coscienza vacilla
non sono nato carnefice.
Sotto le
unghie, l’inchiostro
mi serve per le parole
io le ho pensate davvero
tu sola non le hai credute
ma se ho bevuto il tuo sangue
volevo tu restassi mia.
Ed ogni vento
sussurra
una brezza di melograno
per ogni chicco nell’urna
un lustro distante dagli occhi
tanto che mi fingo cieco
per fingere di non vederti.
E non mi resta
che un libro
là c’è il tuo nome di strega
io lo cospargo di foglie
rubate alle piante di tea
e prende forma il tuo corpo
il viso è nella mia anima.
Dal medioevo
sperduto
fino alla tua terra tremante
ne abbiamo vissute di notti
che non rinnego ma rimpiango
adesso che il tuo sospiro
si impiglia sulle mie labbra.
N° 2246 - 25 settembre 2012
Il Custode
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