Di troppo
amore
da perderci il senno
e trascorsero le notti
dentro la stanza chiusa
che neppure la speranza
fu in grado di entrare.
Ed ogni
secondo
a contemplare quel viso
un viso fatto di vetro
solcato da un lieve riflesso
ed allora creò il buio
l’immagine divenne perfetta.
Pupille
esauste
al rintocco dell’alba
a stringere forte un ricordo
che non si voleva lasciare
con le persiane serrate
a farsi gioco del tempo.
E quelle
antiche parole
scritte sopra la sabbia
spazzate via dalla rabbia
di quelle nuove e violente
e conservate con cura
nella biblioteca del cuore.
Ma chissà
quali notti
adesso tieni al tuo fianco?
Io spero che siano miti
fatte di brezza e di tenebra
e i desideri che sogni
presto diventino solidi.
Ho spezzato le
unghie
artigli sulla tua anima
ferite e poi cicatrici
ma erano veri i miei baci
plasmati di troppo amore
quasi a volerne morire.
N° 2217 - 30 agosto 2012
Il Custode
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