Luna senza scampo
che brilla impaurita
tagliata in due pezzi
in perfetta simmetria
da nuvole assassine
come lame di bisturi
che nemmeno un esercito
di stelle guerriere
risulta essere in grado
di poterle contrastare
in questa notte urlante
di sangue e disperazione
versate senza sosta
da un cuore distratto
che ti cerca ansimante
tra i monti e le valli
dove ululano litigando
i lupi eccitati ed affamati
e si rincorrono
i pipistrelli adolescenti.
Adesso io carezzo
con la forza dei miei
artigli
ogni filo d’erba
che riposa sopra i prati
tutti i fiori innocenti
terrorizzati da me
e che tentano invano
di sfuggire alla mia
crudeltà
ma nessuno di loro
ti somiglia lontanamente
o reca nel volto
la tua immagine perfetta
allora io li uccido
con la mia rabbia devastante
e con la mia pietà
li osservo agonizzare
smarrire pur privi di colpa
l’ultimo anelito di vita
pagare la colpa ingiusta
di avermi incontrato.
Ma ora io, finalmente
annuso il tuo profumo
uragano violento
sopra le onde dell’oceano
ed è davvero buono
come me lo aspettavo
ed è così che comprendo
che tu stai arrivando
allora tendo le mie mani
e con un gesto di magia
faccio esplodere le nuvole
le disintegro nell’aria
affinché la luna impaurita
nascosta nell’oblio
possa tornare a splendere
nel perimetro del cielo
perché io voglio vederti
quando tu mi guarderai
ed imparare dalla tua voce
perché mai sei ritornata.
Ed eccoti davanti a me
vestita di viola e passione
e con una rosa nera
fra le tue mani pallide
a poggiarsi dolcemente
sul tuo seno nudo
e tu sei talmente bella
quanto io rammentavo
con le tue labbra
disegnate per i miei baci
ed i tuoi capelli scuri
come fantasmi tenebrosi
sacerdotessa di un amore
che pare non avere fine
e che io ho tentato
di dimenticare, inutilmente
mentre le tue mani
vanno a sfiorare le mie
rughe
e la tua pelle di velluto
trova il contatto del mio
corpo.
Adesso io tento
di decifrare i miei occhi
dove ogni visione
mi parla sempre di te
e ripongo i miei artigli
come un gatto mansueto
e torno a carezzarti
nella maniera che tu volevi
perché sei talmente bella
quanto io rammentavo
e torni a penetrare
ancora dentro il mio destino
con il gelo pungente
di tutte le tue lacrime
piante per insegnarmi
quanto mi hai odiato
ed il dolore delle ferite
che insisti ad infliggermi
con le quali io comprendo
quanto ti ho amata.
N° 1376 - 7 dicembre 2008
Il Custode
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