cicatrice che arde
di passione profonda
fiamma che si innalza
a sfiorare il cielo terso
sicché io ti vedo
mentre penetri in me.
Allora io ti
attendo
tra le fragili foglie
di un cespuglio di bacche
virilità dei miei occhi
che ti baciano i seni
sicché io ti assaporo
e il tuo nettare è intenso.
Adesso io ti
esigo
come vertigine estrema
che mi attrae verso il suolo
penitenza necessaria
a rigenerare il destino
sicché io ti amo
e rinuncio all’oblio.
N° 1621 - 10 settembre 2009
Il Custode
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