Il bianconiglio agonizzava
dentro una pozza di sangue
mentre stretto fra i denti
mordeva il suo sesso evirato
l’orologio nel suo taschino
si fermò nel momento del tea.
Poco distante,
in mezzo al patio
sopra una tavola imbandita
la testa del cappellaio matto
faceva bella mostra di sé
dentro un vassoio di argento
tra leccornie e dolciumi.
E senza coda
né più lingua
infilzata ad uno stuzzicadenti
giaceva tra l’erba la lucertola
un girasole le faceva da ombrello
la riparava dal pianto dei grilli
dalla rugiada sopra le foglie.
Poi impiccato
ad un cespuglio
con il tubo del suo narghilè
pendeva e dondolava il bruco blu
maestro di odiosi monosillabi
e non poté diventare farfalla
ma cibo per ragni di passaggio.
Bastò allora
un solo attimo
che però gli risultò fatale
quando il gatto del Cheshire
commise l’errore di farsi vedere
ora non è che carne putrida
alla mercé di tutti gli sguardi.
Toccò per
ultima alla regina
che ebbe il cuore tranciato di netto
lei, manichino sopra il suo trono
pareva quasi che dormisse beata
se non fosse per suo il respiro
che volava incontro alle nuvole.
La dolce
bambina adesso sorride
mentre gioca con il suo pugnale
ha varcato ancora lo specchio
però con nuovi desideri nell’anima
figlia di un demone ed una strega
Alice non ha più bisogno di fiabe.
N° 2164 - 17 luglio 2012
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento