Potea lo corpo tuo generoso
come del sogno la visione
far ‘sì dello fato mio
titubante
siccome alchimia imperitura
che mi trasformò impavido
che lo maligno seppe
affrontare
e mi vide codardo a te dinnanzi
pe’ non proferir parola
alcuna
poiché l’emozionante tua
bellezza
fu di molto più audace
che ordunque mi giuoco
a spenger nel cor codesta
passione
ma mi necessita la verba tua
siccome armonia di celeste
creatura
sicché rivolgo il mio capo
laddove mi giunge codesto
suono
e scorgo il sorriso tuo
divino
e la tua mano a carezzarmi
pe’ la gioia mia d’averti
meco.
N° 1041 - 9 aprile 2008
Il Custode
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