fa davvero paura
con le pareti annerite
che trasudano e odorano
di cenere e di zolfo
di sinistra inquietudine.
Una sola
scintilla
ha alimentato le fiamme
che avvolgono il cotone
così per le nostre vesti
noi chiedemmo soltanto
una vita migliore
forse la migliore vita
non era nel nostro destino.
Il padrone è
un bastardo
un uomo privo di anima
e ci ha chiuse qua dentro
ha sbarrato le porte
con le catene e i lucchetti
per non farci fuggire
per lasciarci morire
arse come fiammiferi.
Filtra dalle
fessure
e ci soffoca, il fumo
questa fottuta fabbrica
è la nostra prigione
tra i pavimenti a piastrelle
avverrà la nostra ecatombe.
E piangiamo le
lacrime
come se mai servissero
a spengere il fuoco
che si fa più vicino
e gridiamo e preghiamo
per impietosire la morte
e però ci ha già scelte
la morte non ha rimorso.
Una ad una
cadiamo
come foglie nell’autunno
in questo otto di marzo
ad un passo dalla primavera.
Il padrone è
un bastardo
un uomo privo di scrupoli
che otterrà i suoi denari
e ricostruirà ogni muro
tranne le nostre esistenze
che egli ha sacrificato
tra i macchinari ed i gomitoli
di questa maledetta fabbrica.
N° 2432 - 8 marzo 2013
Il Custode
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