dissoluta nel tuo dolore
ed hai preparato la fuga
sopra il dorso della notte
ed io ti ho cercata
io ti ho implorata
ma la notte era buia
e la mia voce distante.
Nella rabbia
profonda
della tua anima offesa
tu non potevi sapere
le mie parole silenti
allora io le ho tatuate
tra solchi di cicatrici
affinché tu le leggessi
in ogni goccia di sangue.
Ed è stata la
brezza
figlia di un uragano
a raccogliere la eco
delle parole mai dette
e che inghiottite dal cielo
tramutarono in cenere
inchiostro di nera fuliggine
impresso sulla mia pelle.
Ma se solo tu
mi vedessi
dal tuo scrigno di stelle
soffieresti via quell’odio
che hai seminato nel cosmo
o forse saresti più triste
ad immaginare l’amore
scritto dentro i miei occhi
che tu avresti voluto ascoltare.
N° 1705 - 22 febbraio 2010
Il Custode
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