i vostri disperati lamenti
fra queste pareti invisibili
fatte di tenebra ed umido
ma nessuno li ascolta
mentre scende sopra di voi
meticolosa e precisa
la carezza della morte.
Nel buio di
queste stanze
per una prova di stupidità
e credere d’essere quegli uomini
che non potrete diventare
poi giù, nella voragine
a consumare fra gli stenti
ad ascoltare il flebile gemito
delle vostre stesse paure.
Ruderi solcati
dal rampicante
ombre sinistre vi osservano
ma con gli arti spezzati
la fuga è una mera utopia
e cercano, i vostri sguardi
di costruire una supplica
da affidare alle falene
che sanno volare lontano.
Di colpo si
quieta la vita
che pare non vi voglia amare
e come una donna infedele
cede moine ad angeli e demoni
e tacciono quei vostri amici
che si mostravano impavidi
e adesso non sanno confessare
di avervi lasciati morire.
N° 1978 - 21 febbraio 2012
Il Custode
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