Il cielo è un
macigno
sopra il soffitto opaco
che finanche i gabbiani
disegnati sulle pareti
cadono giù come foglie
accoltellate dall’autunno.
L’aria
sferzata dall’odio
diventa tramontana ghiacciata
che lascia solchi profondi
negli occhi e sopra le gote
dentro gli anfratti del cuore
che adesso pulsa a fatica.
Come io fossi
Montecristo
spronato dall’abate Faria
scavo, sanguino e scavo ancora
ma il buco rimane minuscolo
e pare che questa casa
non abbia una via d’uscita.
Allora domando
alle cimici
da dove fossero entrate
mi guardano con supponenza
si voltano dopo volano via
io cerco di far loro moine
ma non sono creature sensibili.
Mimetizzato
sopra il parquet
annuso l’odore di cera
e seguo laboriose formiche
cariche di briciole di pane
ma il buio è talmente denso
che presto smarrisco il sentiero.
Mi rassegno,
qui, nella casa
come il genio dentro la lampada
intanto trascorrono i secoli
ed io sono sempre più folle
come chi sorride al futuro
ma desidera tornare al passato.
N° 2315 - 16 novembre 2012
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento