quelle splendide gemme
dentro il tuo sguardo
screziate e solcate
da schegge di lacrima
che ti pungono
e ti feriscono.
Io odio quei
frammenti
e tendo la mia mano
per assaggiarle
e poi memorizzarle
con la punta delle dita
e imprigionato senza scampo
nella presunzione della speranza
tento di dissolverle
come fossi un mago
quasi fossi un dio.
Poi ti bacio
e ti bacio ancora
fino al principio
del tuo sorriso migliore
ad illuminare le tenebre
e carezzare con forza
la patina coriacea
del mio orgoglio di uomo.
Infine ti amo
e te lo ripeto a lungo
nell’attesa di ascoltarti
dirmi le stesse parole
e sia menzogna cinica
o inebriante verità
non è rilevante
poiché per me conta soltanto
vederti tornare alla vita.
N° 1619 - 8 settembre 2009
Il Custode
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