frangiflutti dell’anima
e percuoti il mio cuore
fino a farlo rinascere
quello che resta di me
adesso è sulle tue labbra.
Io mi aggrappo
a te
intanto che s’alza il vento
mi sferza e mi trascina
verso l’orlo del baratro
dove mi tendi il sorriso
simile a fune d’acciaio.
I miei giorni
residui
li conto sulle mie dita
se unissimo le nostre mani
avrei il doppio del tempo
per parlarti e convincerti
della mia trasparenza.
Tu non vedi i
miei occhi
come potrei biasimarti?
È la che vi leggeresti
la storia della mia vita
fino a che tu crederesti
alle mie gocce di sangue.
Rimani amore
e scardina il mio cilicio
stretto sopra il mio petto
a soffocare il mio cuore
il cui unico ossigeno
adesso è il tuo respiro.
N° 2279 - 18 ottobre 2012
Il Custode
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