Capelli di
cenere sparsa
e vento che soffia impetuoso
il volto solcato da rughe
anfratti di inferno profondo.
Vittima di un
incantesimo
con occhi di stelle cadenti
la voce di sibilante ferita
unghie che scorrono l’ardesia.
Trascorrono
albe e tramonti
nella foresta di ruggine
lei canta parole che stonano
col cuore di fiele e veleno.
Eppure non
causa timore
a scoiattoli che l’hanno imparata
a farfalle che danzano in volo
che sembrano l’arcobaleno.
Poi venne
l’uomo del destino
cieco come chi ama davvero
a posare le sue tremule mani
sulla sua pelle di carta vetrata.
E lei si
smarrì nel vortice
di emozioni distanti da secoli
il suo corpo di albero muto
divenne fiamma di intenso calore.
Lui posò il
suo bacio migliore
sulle labbra di pietra tagliente
e cadde esanime al suolo
dove la morte lo stava aspettando.
…Capelli di quieta montagna
e brezza che pettina i fiori
il viso di pallida luna
maestosa a colmare la notte.
Libera da un
incantesimo
con occhi di oceano e lacrime
la voce di lamento di banshee
mani disperate verso il cielo.
Lei piange
l’amore sfiorato
perduto nel volgere d’un lampo
dell’uomo che è stato il solo
ad amarla per ciò che lei era.
N° 1668 - 13 novembre 2009
Il Custode
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