Ti prego mamma
vieni a portarmi via
da queste urla insistenti
disumane e disperate
che echeggiano nel cielo
e non trovano spiragli
allora si infrangono
in ogni recondito anfratto
dentro la mia mente.
Ma mi fu
insegnato
che il marine è invincibile
e non ha mai paura
ed io lo credevo davvero
fino al momento dello sbarco
quando il portellone
si è spalancato lentamente
quale porta per l’inferno
dove i tedeschi attendevano
come belve in agguato
per vomitare su di noi
ogni loro granata
tutti i loro proiettili.
E quelle
saette luminose
sputate dalle loro armi
nascoste negli occhi dei bunker
volavano per incontrarci
e non c’era alcuno scampo
mentre venivano a trovarci
dietro ogni granello di sabbia
sotto ogni onda del mare
ansiose di recarci
il gelido saluto della morte.
Così, io l’ho
memorizzato
l’odore di carne bruciata
che riempiva l’aria
il gusto della polvere da sparo
inconfondibile ricordo
dei bangalore e dei mortai
che scagliavano in alto
membra di esseri umani
gocce di sangue sorprese
sfrattate dalle vene e le arterie
che lasciavano solo il tempo
di pensare ad ogni sogno infranto.
Adesso io
rimango al suolo
con lo stomaco squarciato
e l’intestino esposto al sole
di questo giugno che inizia
sulla calda costa francese
terra che immaginavo diversa
paese dall’amore poetico
e donne molto affascinanti
ma il dolore mi lacera
allora piango e bestemmio
intanto che la vita mi sfugge
e non sa dove andare.
Così, non mi
resta che odiare
questa spiaggia bollente
questo oceano ingeneroso
e torno a desiderare
le mie colline in primavera
le montagne dagli alti picchi
la neve candida del Nebraska
allora ti prego mamma
vieni a portarmi via
vieni a riportarmi a casa.
N° 1419 - 18 gennaio 2009
Il Custode
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