Ho visto
lacrime
dentro i tuoi occhi
come onde disperate
di luce opaca e flebile
smarrita nell’universo
dove l’eco del tuo dolore
sfiorava pianeti e satelliti
e nessuno lo ascoltava
nessuno lo comprendeva.
Ho tentato a
lungo
di percepire nel buio
il battito violento
del tuo cuore agonizzante
ferita che sanguinava
e strideva fastidiosamente
come unghie sull’ardesia
grido distante nelle tenebre
mano tesa verso il nulla.
È così che
sono salito
sulla schiena del vento
e briciole di stelle cadenti
mi hanno recato a te
ma prigioniero del tuo pianto
nell’ampolla delle tue lacrime
io mi arrendo all’evidenza
che soltanto il tuo sorriso
mi può rendere libero.
N° 1764 - 7 febbraio 2011
Il Custode
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