stringeva forte al suo cuore
un elmetto del dipartimento
del fuoco
mentre lacrime gelide di
angoscia
calavano dai suoi occhi
e si spezzavano sul
distintivo dorato
e quel rumore silenzioso
penetrava nella sua testa
le percuoteva l’anima
affranta
moltiplicando l’entità del
suo dolore.
Ritto in piedi, davanti a lei
sette anni di insolente
energia
il bambino continuava a
fissarla
e a porre domande su suo
padre
ma la donna aveva smarrito
le risposte
allora il bambino tacque
si rintanò nell’angolo più
buio
di quella casa
improvvisamente vuota
come fosse reo di chissà
quale colpa
a piangere uno strazio
incosciente.
Sul televisore acceso da ore
scorrevano le immagini crudeli
dei bastardi seguaci di
Allah
a festeggiare una vittoria
mai vinta
ed il volto sereno di Osama
continuava a sputare il suo
veleno
benediceva i suoi stupidi
martiri
come il diavolo benedice i
suoi demoni
insensibile all’evidenza che
sotto le torri
aveva fatto macellare esseri
umani.
Allora la donna si risvegliò dal torpore
spense il televisore con una
dolcezza sottile
e si avvicinò all’angolo più
buio
di quella casa
improvvisamente vuota
poi tese la sua mano
tremolante
a quel bimbo disperato che
chiedeva perdono
lo accostò amorevolmente al
suo seno
e dopo averlo baciato sul
capo
gli sussurrò con mestizia e
coraggio:
<<Se vuoi, parliamo di tuo
padre…>>
N° 969 - 27 settembre 2007
Il Custode
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