ed intanto ti perdo
adesso che sei gelida
adesso che sei pallida
ma io amo sfiorare
le tue labbra di ghiaccio
e come mare mi tuffo
dentro i tuoi occhi distanti.
Ora osservo il
tuo sangue
come ruscello rabbioso
che sgorga dalle tue vene
e pare inarrestabile
si mescola alle mie lacrime
che io continuo a versare
come marea che si alza
e mi conduce all’oblio.
Comincio così
a carezzarti
per destarti dal sonno
tu però non rispondi
ignori i miei lamenti
le mie parole di odio
le mie suppliche d’amore
tu mi hai voltato le spalle
e non ne sembri pentita.
Ma tu rifiuti
i miei baci!
Mi lasci solo a morire
adesso che sono fragile
adesso che sono debole
mentre semino briciole
nel sentiero che percorri
giungono vento ed allodole
e le spazzano via.
Io mi
smarrisco nei campi
tra distese di papaveri ed api
e ad ognuno domando
se ti ha vista passare
perché so che sei diretta
dove il mio sguardo è cieco
sebbene io gli abbia insegnato
ad oltrepassare le tenebre.
Ti stringo a
me
ed intanto ti piango
adesso che non mi parli
adesso che non respiri
ed io sbatto la testa
sugli spigoli del cuore
che come dirupo profondo
inghiotte la mia solitudine.
N° 1983 - 25 febbraio 2012
Il Custode
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