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lunedì 24 febbraio 2014

PONTE DEI SUICIDI

Un tappeto di anime
simili a foglie appassite
che ricopriva l’asfalto
giusto ai piedi del ponte
e per ogni lamento
che si levava al cielo
io versavo una lacrima
e partorivo un pensiero.

Agli argini della montagna
con la primavera in attesa
e il tocco del vento lieve
era carezza di madre
che mi sfiorava i capelli
poi mi baciava le gote
mentre i miei occhi lucidi
erano oceani in tempesta.

Ma io stringevo nel cuore
tutta la tua bellezza
le parole che mi scagliavi
l’odio che avevi plasmato
e quel tappeto di anime
laddove terminava la vita
pareva un letto morbido
accogliente quanto l’oblio.

Spuntava un timido sole
che non voleva guardare
mentre pettinavo le piume
e poi spalancavo le ali
leggero brusio alle mie spalle
di api che borbottavano
mentre i grilli tra l’erba
pensavano ad amoreggiare.

E fu allora che accadde
che inciampai sul mio dolore
e rimasi talmente sorpreso
d’arrivare giù in un istante
e l’ultima cosa che vidi
fu il solco della tua ombra
che adirata mi rammentava:
“Si nasce e si muore da soli…”

  N° 2001 - 10 marzo 2012

                                                  Il Custode

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