sferzate dal gelido vento
ecco che egli restava
mendicante di sogni
elemosina e tormento
dell’anima allo sbando.
Taceva pietosa
la luna
zittiva stelle irrequiete
pareva una litania funebre
l’ululato dei lupi sui monti
un pianto perso sui prati
il canto imbastito dai grilli.
'Ché egli si
era smarrito
scivolato dentro una lacrima
onda di mare impetuoso
del cuore alla deriva
e l’amore quale salvezza
era un’isola troppo distante.
E quando
alfine scomparve
pasto dell’oceano immenso
gli parve d’udire una voce
ma la eco in lontananza
non era altro che il grido
emesso dalla sua solitudine.
N° 1802 - 25 marzo 2011
Il Custode
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