Adesso sei qui
ed i tuoi occhi di abisso
mi appaiono distanti
ma vi crollo all’interno
e dalla tua voragine
non filtra alcuna luce.
La tua saliva
putrida
trova il suo percorso
scende e si fa strada
scavando nel mio petto
tu, maga e demonio
adesso hai il mio cuore
o quello che rimane
dei suoi ultimi battiti.
Striscio nel
tuo antro
come io fossi serpe
perché se fossi serpe
ti sputerei il veleno
ora che il mio odio
si infrange sul tuo viso.
L’Averno si
compiace
di ogni tua menzogna
tu, meretrice immonda
hai teso il tuo tranello
è artificio la dolcezza
che sfoggi e di cui parli
ma non ha più importanza
l’anima mia ti abiura.
E sento la tua
lingua
come un tizzone ardente
percorre le mie guance
oramai rughe e cicatrici
io sono pronto a morire
pur di scordarmi di te.
N° 2412 - 21 febbraio 2013
Il Custode
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