e credo di esserne pronto
per salire sulla rupe
e spiccare il grande salto
naso che annusa l’oblio
e la mente chiusa a chiave
per non volere ritornare
per non tornare mai più.
Stramaledetto
male profondo
che frantuma il cuore
raccoglie i frammenti al suolo
li calpesta e li deride
mentre sulla sabbia
sembra scritta la soluzione
del quesito in balìa del vento
come si potrà mai fermare?
In che modo poterlo curare?
Il mio sogno
laggiù
alla distanza di una carezza
un amore sfuggente
indimenticabile e struggente
nel tempo di un saluto
un bacio artefatto
distrattamente pronunciato
da quella bocca intimorita
più del gelo che soffiava.
Notte, fottuta
notte
del ghiaccio dentro l’anima
del rifiuto della vita
fino alla prossima volta
in cui sfioro la rinascita
dentro quegli occhi di noce
che mai si alzavano
e raramente osservavano
ciò che il mio sguardo
era oramai pronto a svelare.
Ma adesso io
lo so
sono certo di essere pronto
a salire sulla rupe
per spiccare il grande salto
con il profumo di rosa
che insiste sulle mie mani
con il suo nome sulle labbra
che non estingue il suo suono
ma resta e tramuta in sangue
come la mia disperazione.
N° 1972 - 16 febbraio 2012
Il Custode
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