Io ti chiesi
di restare
al tepore del mio amore
vicino alla brezza leggera
del mio respiro su di te
e le mie lacrime cadevano
come foglie moribonde
dirette alle tue labbra
alla tua fame di me.
Ma tu avevi
già deciso
ballerina per una stagione
ti fidasti della tua anima
di vagabonda della vita
oltre l’ombra della mia soglia
il vento soffiava deciso
e la sua eco ti adulava
il mio dolore divenne superfluo.
Come un lupo
nella notte
tu affrontasti la tormenta
e mi lasciasti un solo bacio
dalla fragranza di compassione
ti osservai da dietro i vetri
sotto quel cielo singhiozzante
intanto fuori c’era la neve
ed il gelo dentro il mio cuore.
N° 1942 - 27 gennaio 2012
Il Custode
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