la battaglia che infuriava
dentro il mio petto
ma sentivo fiamme e ferite
e poi mulinelli d’aria
infine rovinose cadute.
Una unione di
elementi
che si fondevano insieme
creavano una materia unica
ed implodeva nella mente
il desiderio inarrestabile
l’alchimia degli sguardi.
E tratteggiavo
il tuo viso
dita immerse nel carboncino
perché fossero di tenebre
tu non tolleravi la luce
invece io la chiamavo a me
per godere della tua bellezza.
Allora
mescolavo sostanze
sensazioni in perenne conflitto
ampolle di fumo e vapore
alla mercé del tuo sorriso
in balìa delle tue lacrime
ed ogni volta io ero più solo.
Io non so cosa
fosse
il tumulto che urlava
nei meandri dell’anima
tutto ciò che rammento
sono le fiamme e le ferite
che qualcuno definì amore.
N° 2111 - 4 giugno 2012
Il Custode
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