latte di dattero sulla pelle
osservava ogni scorpione
che correva sopra le dune
e dopo avere salutato il sole
vi si tuffava come nel mare.
Dentro la rosa
del deserto
scivolò piano il suo sguardo
ed incontrò due occhi di pece
ed erano quelli di Aladino
divenne vittima di un'alchimia
fu così che lei cadde in amore.
Ma Aladino sul
suo tappeto
solcava il cielo come saetta
e cercava la sua Jasmine
e strofinava la sua lampada
per invocare il possente genio
l’ultima sua flebile speranza.
Ma confuso
dalla passione
egli sprecò ogni suo desiderio
per vederla, per sfiorarla
e perdersi in fondo al suo viso
dimenticando di desiderare
che anche lei lo potesse amare.
Così Shahrazad
si rassegnò
e cominciò a contare favole
narrando dei quaranta ladroni
che si nascosero dentro i vasi
per entrare dentro la grotta
e rubare l’oro ad Alì Babà.
Però il
ragazzo non li vide
e li condusse fino a quell’antro
e li rinchiuse alle sue spalle
ma non sapendo la parola magica
i ladroni vennero imprigionati
per poi morire di stenti e di noia.
E la nave che
solcò l’oceano
guidata da Sinbad il marinaio
la scimitarra sempre sguainata
per sconfiggere strane creature
che non erano affatto malvagie
ma spaventavano solo per gioco.
Il buio cala
sul cielo di Persia
e dalle finestre dei minareti
si alza il fumo dei narghilè
e raggiunge la luna e le stelle
mentre Shahrazad si prepara
per un’altra notte fiabesca.
N° 2139 - 25 giugno 2012
Il Custode
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