Arrivarono
dalla foresta
attraversando la savana
urla che squarciavano l’aria
sembravano belve feroci
e loro, agitando le braccia
issavano i machete e i fucili
arrivarono dalla foresta
nel nostro ultimo giorno.
Rammento un
sole grande
al centro del cielo terso
a rendere bollente il sangue
che schizzava via dalle gole
e colava a bruciare la pelle
già scura per nostra natura
rammento un sole grande
ardere persino i respiri.
I bambini, oh,
i nostri bambini
in cerca di protezione
dalle madri oramai senza vita
e la pietà emigrata distante
piangevano lacrime e lamenti
che appagavano i carnefici
i bambini, oh, i nostri bambini
vittime facili per gli hutu.
Le capanne
date alle fiamme
con il fumo in balìa dei venti
ed io non comprendevo
la ragione di quella mattanza
noi, figli dell’Africa immensa
all’improvviso odiati nemici
le capanne date alle fiamme
con le persone all’interno.
Ed infine si
fece silenzio
i selvaggi ci depredarono
come iene sulle nostre carcasse
umiliandoci e derubandoci
dopo giunsero le forze di pace
tardi per le nostre rimostranze
ed infine si fece silenzio
sopra la tragedia del Rwanda.
N° 2496 - 29 aprile 2013
Il Custode
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