bagnato dal sole
ali fittizie alle pareti
per imparare a volare.
La camicia lo stringe
annodata alla schiena
mentre lui, per abitudine
prosegue la sua cantilena.
Sguardo perso nel nulla
ad osservare l’immenso
o la vita che scorre
che per lui non ha senso.
Ed il sorriso saetta
rimbombando nel cielo
a svegliare le nuvole
e frantumare l’arcobaleno.
Chiuso dentro una stanza
chiuso fuori in un cortile
abbandonato ai suoi passi
come bestia in un canile.
E magari non sente
i propri versi inumani
i propri giorni che fuggono
verso giorni lontani.
Ma coltiva il futuro
tra i petali della sua
malattia
come un giglio annegato
in una pozza di pazzia.
N° 1247 - 23 settembre 2008
Il Custode
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