Ho visto il
tuo amore
evanescente e pallido spettro
alla ricerca sotto le macerie
tra i detriti del mio cuore
ed il cielo era plumbeo
le nuvole, dame distratte
che inciampavano sul vento
ed imprecando ira profonda
urlavano tuoni assordanti
piangevano lacrime e lampi.
Ed ho rinnegato
il tuo nome
tra i fondali dell’anima
dove le onde violente
generate dalla tua rabbia
mi impedivano di respirare
tanto che pensavo la morte
sospiro di pura fragranza
oppio del quale io mi nutrivo
e le ferite diventavano lievi
perderti era qualcosa di astratto.
Adesso ho
vaghi ricordi
delle tue mani che scivolavano
sul precipizio delle mie gote
fino a quando ogni tua carezza
è diventata tocco di artiglio
brividi e sangue sopra la pelle
bacio di Giuda e morso di ragno
ed il tuo amore è collassato
lasciandomi soltanto il tuo viso
quale tortura da espiare.
N° 1861 - 1 settembre 2011
Il Custode
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