Per la patria
e per l’italico onore
noi osammo sempre
fino al respiro ultimo
per il nostro Duce
e la nostra ingenuità.
Fu codesto
pensiero
causa del nostro morire
nell’affamato oceano
che ci avvolse adirato
e dopo strinse le labbra
sopra le nostre carni.
Per la libertà
e per la nostra fierezza
noi non piangemmo la vita
non imprecammo il perdono
per il nostro Duce
e la nostra stupidità.
Allora scrisse
il poeta
le maestose imprese
che noi giovani impavidi
compimmo giammai esausti
fino all’ardita morte
che fu sacrificio sublime.
Ma furono
ingiusti
gli amati fratelli d’Italia
ci coprirono d’epiteti
ci chiamarono traditori
per il nostro Duce
e la nostra dignità.
Nei cimiteri
sconsacrati
sul fondale del mare
noi riposammo alfine
quali scomode ombre
per chi riscrisse la storia
oltraggiando la nostra memoria.
N° 2237 - 18 settembre 2012
Il Custode
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