Io ho sentito
come spine e pugnali
che pungevano a fondo
tagliavano senza ritegno
e quel tuono assordante
diritto nella mia testa
pensavo fosse tempesta
invece era il mio cuore
che chiamava e implorava
il suono della tua voce.
Così tu sei
giunta
come un lampo improvviso
che ha bucato le nuvole
ed ha tranciato le ali
alle colombe assopite
sotto i raggi del sole
io le vedevo cadere
ma ero davvero felice
poiché le loro carcasse
annunciavano la tua venuta.
E mi sono
alzato
sopra il gradino più alto
sulla scala del cielo
per abbassarne il tendone
e godere della notte
il tuo regno incantato
dove tu mi sorridevi
ogni sorriso una stella
che mi estirpava le spine
mi liberava dai pugnali.
Ma quanto
amore
tenevo dentro il mio zaino!
Stretto sulle mie spalle
per non farlo rubare
da chi non ha mai saputo
cosa significa amare
noi, sdraiati a discutere
nell’universo infinito
un’amaca tra Giove e Venere
che dondola le nostre parole.
Infine ho
sognato
almeno è ciò che credevo
mentre guardavo il tuo viso
sentivo il tuo profumo
ma tu eri davvero reale
tu sei un’emozione costante
nell’antro dei miei occhi
fiamma per non smarrirti
ma conservare per sempre
la luce del tuo profilo.
N° 2029 - 26 marzo 2012
Il Custode
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